GAUDENZIO FERRARI
Il 28 settembre 1534, Gaudenzio Ferrari si trova a Saronno per la firma del contratto che lo vede esecutore, della decorazione ad affresco della cupola del Santuario della Beata Vergine dei Miracoli, un lavoro che gli venne commissionato dai deputati del Santuario, l'anno precedente, come risulta dalla nota spese del Santuario, quando, in data 15 giugno 1534, compare per la prima volta il suo nome.

E' il mese di luglio del 1535 a segnare la data di inizio dei lavori ad affresco della cupola, come confermato da un doppio pagamento, effettuato ad aprile e a giugno del 1535, al fabbro incaricato di porre delle zanche in ferro in mezzo alla cupola per issare la scultura del Dio Padre. E, dato che la decorazione delle cupole avveniva dall'alto verso il basso, era impensabile che Gaudenzio avesse iniziato a dipingere prima di quest'ultima messa in opera.

I lavori proseguono per circa un anno con una breve interruzione, forse per l'inizio della stagione invernale, tra il 5 novembre 1535 e il 24 marzo 1536. Dopo questa data riprendono regolari fino al luglio del 1536.

L'affresco, come risulta dalla relazione dei restauri eseguiti da Mario Rossi nel 1953-54, è stato eseguito in settantanove "giornate", alcune delle quali di grandi dimensioni.
Gaudenzio, comunque, continua a dirigere i lavori di decorazione della cupola fino al 31 gennaio del 1546, giorno della sua morte, tant'è che Andrea da Milano, l'intagliatore interpellato per la realizzazione delle sculture lignee del Dio Padre e della Assunta, deve procedere nel lavoro secondo le indicazioni date nei disegni di Gaudenzio.
Il Dio Padre viene realizzato tra il 19 giugno del 1534, e il 30 marzo 1535.

La scultura dell'Assunta ha una elaborazione più tormentata: iniziata da Andrea da Milano il giorno 30 dicembre 1535, viene portata a termine nel febbraio del 1538 per opera di un altro intagliatore, Battista da Milano, che la riceve tra il giugno e l'agosto del 1537.

Come Andrea anche Giulio Oggiono, incaricato il 19 ottobre del 1539 di eseguire le sculture dei profeti e delle Sibille, (22 in tutto che coroneranno le nicchie aperte nel tamburo della cupola), deve operare sotto la supervisione di Gaudenzio Ferrari.

Due i disegni eseguiti da Gaudenzio Ferrari per lo studio della decorazione della cupola del Santuario: uno si trova alla Graphische Sammlung di Monaco ed è un settore di cupola che "presenta quattro gruppi di tre angeli sovrapposti, secondo un movimento che si intuisce a cerchi concentrici: in alto tre puttini rivolgono lo sguardo verso il centro della cupola; al di sotto tre angeli cantano leggendo da un corale; gli ultimi due gruppi suonano strumenti a corde e a fiato".
L'altro è invece conservato all'Ambrosiana di Milano e rappresenta l'Assunzione della Vergine. Qui "compare l'Assunta su una nube, sostenuta da due putti, nella gloria degli angeli musicanti suddivisi in tre schiere".
Mentre il primo disegno porta già in sé la composizione a cerchi concentrici con gli angeli putti attorno a Dio Padre, che sarà adottata nella decorazione, il secondo disegno, molto più vicino alla versione definitiva, raffigura gli angeli che prenderanno posto nella cupola con alcune piccole varianti. Di questi angeli esiste, anche, uno studio particolareggiato di un volto di un Angelo, che molto si avvicina ad alcuni di quelli rappresentati nella cupola stessa. Lo studio, conservato agli Uffizi fu forse eseguito in fase di realizzazione.
Inoltre, del disegno conservato all'Ambrosiana, viene ripreso uno strumento, "metà flauto e metà strumento ad arco, [...] inventato dallo stesso Gaudenzio, che si ritrova soltanto una volta nella sua produzione pittorica, proprio a Saronno".

Oggi la cupola, che raffigura l'ascesa di Maria in Cielo, si presenta come un grande coro angelico disposto su quattro cerchi concentrici, il più vicino a Dio "è composto da trentuno puttini danzanti, gli altri tre cerchi sono composti da numerose grandi figure di angeli sontuosamente drappeggiati in vesti fluttuanti.
(....) Degli ottantasette grandi angeli, non meno di sessantuno suonano o assistono i suonatori". Cinquantasei gli strumenti presenti. "Tra gli strumenti ad arco (...) parecchie viole, lire da braccio, ribeche, un violino siciliano di canna, una bizzarra combinazione di strumenti ad arco con flauto, da suonare a fiato e con l'arco contemporaneamente", ma in nessuno di questi strumenti sono disegnate le corde.

La statua della Beata Vergine è posta sul bordo del tamburo della cupola ed è affiancata da due puttini, mentre Dio Padre, altra statua lignea, con le braccia aperte è posto al centro della cupola.

Nella cupola di Saronno, scultura e pittura si uniscono in una stessa scena sacra, e non è una novità in Gaudenzio che lo sperimenta già nelle Cappelle del Sacro Monte di Varallo; ma mentre qui la scultura prevale sulla pittura, nel Santuario di Saronno è la pittura la grande protagonista della rappresentazione sacra. Infatti, "lo spettatore giunto sotto al cupola viene colpito, infallibilmente dal concerto angelico dipinto a fresco e solo in un secondo tempo si accorge delle sculture, che pure sono essenziali alla comprensione della scena rappresentata"

Se le statue dell'Assunta delle Sibille e dei Profeti assieme a quella che rappresenta Dio Padre a mezzo busto, passano in secondo posto, allora la rappresentazione più che una Assunzione di Maria in cielo, è un concerto angelico. Un concerto che partendo dalla corona di putti raccolti intorno a Dio Padre in "atteggiamento di devozione e di preghiera" si allarga ad un coro angelico la cui composizione sembra "nascere dal farsi stesso della musica e del canto" quasi a venerare una tendenza che si faceva strada in quegli anni: quella del concerto e della musica strumentale.
E di strumenti a fiato a corda e a percussione, Gaudenzio ne propone un vasto repertorio, da quelli reali, flauti dritti e traversi, liuti, trombe, tamburi e timpani a quelli inventati, come quello "che unisce viella e flauto a becco, una sorta di flauto di Pan suonato come strumento a corde" oppure quelle trombe che allungandosi "formano della ampie volute decorative".
Il concerto angelico si univa così ai canti dei fedeli raccolti nella chiesa, partecipi del rito liturgico, particolarmente caro ai frati francescani. I frati della chiesa di S. Francesco di Saronno si erano impegnati, attraverso un contratto redatto con il Santuario nel 1546 (della durata di un anno), a celebrare quotidianamente quattro messe, di cui due cantate; la messa solenne assieme al vespro nelle feste comandate e, non in ultimo, a mettere a disposizione un maestro di coro.

Una fantastica unità armonica doveva pervadere il complesso architettonico, allora ancora impostato sulla pianta centrale, che costringeva i fedeli a sostare sotto la grande cupola. Qui non era certo difficile immaginare che la musica e il canto reali potessero unirsi e confondersi con quella irreale della pittura.
Inoltre, la sintesi gaudenziana tra pittura e scultura rendeva animato il concerto e rimandava nella sua "dimensione teatrale" alla tradizione dei "miracoli", spettacoli teatrali allestiti nelle Chiese del Quattrocento e Cinquecento, diffusi soprattutto in Toscana, ma non sconosciuti anche fuori. La cupola era spesso il luogo della rappresentazione sacra e il soggetto prendeva spunto dai temi dell'Annunciazione, della Caduta degli angeli ribelli, dell'Assunzione.
In queste rappresentazioni venivano calate dall'alto complesse macchine a forma di nuvole che trasportavano i personaggi sacri della rappresentazione, il Cristo o la Madonna, verso l'alto, accompagnati da canti e musiche eseguite da musicisti, vestiti da angeli, che apparivano improvvisamente durante la rappresentazione, quando il drappo appeso sotto la cupola si squarciava, lasciando a bocca aperta gli spettatori.
E' stato notato che molti degli angeli cantori hanno la bocca chiusa, ciò può essere causato dal fatto che gli angeli stiano pronunciando il nome di Maria, come si nota dai cartigli che stanno leggendo espliciti nelle parole che ivi si leggono "Ascendet, Ave... celorum"

Gaudenzio torna a lavorare per il Santuario di Saronno, dopo il settembre del 1544, mese in cui viene terminta la doratura e la decorazione delle statue delle sibille e dei profeti. Solo allora può essere ripresa la decorazione ad affresco della parte sottostante il tamburo.
Gaudenzio dipinge, dopo quasi dieci anni, i quattro tondi nei pennacchi della volta, dove sono raffigurate la Creazione di Eva, la Tentazione del serpente, la Cacciata dall'Eden, la Fatica del lavoro.
Ma Gaudenzio vi lavora solo nel mese di ottobre, dopo gli accordi intercorsi con i deputati nel marzo e nell'agosto di quell'anno.
I lavori sospesi per i sopraggiungere dell'inverno, non vennero più ripresi da Gaudenzio ma da Bernardino Lanino che lo sostituì dopo la sua morte, anche nella direzione lavori del Santuario.

A questo link, le pubblicazioni edite dal Santuario.

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